Batterie auto elettriche, impennata nella domanda di Cobalto

Renault
Il pacco delle batterie.

Il mercato delle vetture elettriche continua a crescere di anno in anno e anche i produttori delle batterie si stanno muovendo per riuscire a fornire i loro prodotti a tutti i clienti. Un dato che dimostra questa crescita è stato pubblicato dalla società Adamas Intelligence in cui viene sottolineato un aumento del 34% rispetto all’anno precedente della richiesta di cobalto per la produzione di batterie agli ioni di litio.

I produttori asiatici guidano la classifica

La maggior parte dei produttori di batterie destinate alle vetture elettriche sono di origine asiatica e anche in questa speciale classifica che dimostra in maniera indiretta la suddivisione del mercato il 78% della domanda di cobalto riguarda aziende come CATL, LG Chem, Panasonic, BYD e Samsung. Andando più nel dettaglio, l’azienda cinese CATL, che ha da poco effettuato un altro investimento da 3,7 miliardi di dollari per aumentare l’egemonia sul mercato delle batterie, si piazza al primo posto con una quota di richiesta di cobalto del 21%. Al secondo posto troviamo la coreana LG Chem con il 20% seguita da vicino dalla giapponese Panasonic. Chiudono la top five il produttore di auto-batterie BYD con l’11% e il colosso sudcoreano Samsung con il 9%.

La Battery Alliance per risollevare l’Europa

Se come abbiamo visto la classifica è comandata dai produttori asiatici, l’Europa sta cercando a tutti i costi di colmare un minimo il gap che sta assumendo dimensioni ormai gigantesche. A questo proposito stanno intervenendo non solo le Case automobilistiche ma anche i principali organi istituzionali con la volontà di costruire la Battery Alliance al fine di contrastare questo dominio asiatico.

Per quanto riguarda l’approvvigionamento del cobalto, inoltre, l’Europa sta adottando delle misure precauzionali con l’intento di salvaguardare i diritti dei lavoratori durante l’estrazione di questo materiale. Le principali miniere di cobalto, infatti, si trovano in Congo che è diventato così il maggior esportatore di questo materiale, ma dove le condizioni di lavoro sono molto lontane dagli standard adottati nei Paesi più evoluti.