
Sarà un compatto V6 turbo di 3.0 litri il nuovo motore che Aston Martin ha in serbo per le sue future Supercar. Debutterà sulla Valhalla nel 2022 ma sarà il cuore di una nuova serie di vetture a motore centrale. Grazie alla configurazione ibrida/ibrida plug-in sarà il motore più potente realizzato dalla Casa di Gaydon.
Non ne conosciamo ancora tutti i dettagli tecnici (ma stiamo lavorando per saperne di più…) se non che il suo nome in codice TM01 è formato dalle iniziali di Tadek Marek, leggendario ingegnere che lavorò per la Casa negli anni ‘50 e ’60, sviluppando i celebri sei cilindri in linea del periodo e il primo V8 montato sulla DBS.
Il TM01, che ha già affrontato numerosi test al banco prova dinamometrico, rappresenta un traguardo importante, poiché è il primo motore progettato internamente dai tempi di Marek ed è stato concepito per essere integrato a un sistema ibrido o ibrido plug-in in grado di generare una potenza complessiva da record nella produzione Aston Martin.

Il progetto sfrutta le esperienze fatte sulla Valkyrie, la prima hypercar Aston Martin a motore centrale, e grazie alla configurazione Hot-V ha una massa inferiore ai 200 kg.

Cosa significa configurazione Hot-V? Si tratta di una tendenza oggi piuttosto seguita per i motori V6 e V8 che prevede il posizionamento del turbocompressore (o dei turbo compressori) all’interno del V, tra le due testate. In questo modo il flusso dei gas freschi e quelli combusti viene invertito rispetto a una configurazione tradizionale, coi gas caldi che vengono espulsi verso il centro del V. Da qui la denominazione di Hot (caldo) V.
Questa disposizione offre alcuni vantaggi, primo fra tutti una maggior compattezza che è particolarmente utile sulle vetture sportive con un profilo della vettura e un baricentro basso del veicolo, nonostante il posizionamento più in alto dei turbo, rispetto alla configurazione standard, tenda ad alzare il baricentro del motore. Per gli amanti della storia, risulta che la prima applicazione della configurazione ‘Hot V’ sia stata quella della BMW, che nel 2008 lo adottò per il suo N8 siglato N63.

Tra le altre peculiarità l’adozione del sistema di lubrificazione a carter secco che non solo contribuisce ad abbassare il baricentro del motore, compensando il suo già ricordato innalzamento dovuto alla posizione dei turbo, ma garantisce anche la perfetta lubrificazione di tutti gli organi meccanici nelle curve percorse ad alta velocità.
Come noto col termine ‘carter secco’ si indica quel sistema di lubrificazione nel quale la circolazione dell’olio è garantita da due pompe, una di mandata e una di recupero che preleva l’olio dalla parte bassa del carter e lo invia a un serbatoio esterno. L’evoluzione tecnica della nuova power unit inglese le consente di essere in grado di superare la normativa Euro7.
“Questo progetto rappresenta fin dall’inizio una grande sfida”, ha dichiarato Joerg Ross, ingegnere capo Powertrain Aston Martin, “ed è stato per noi un onore creare un team che ha forgiato l’arma vincente per il futuro di Aston Martin. Fin dalle primissime fasi, abbiamo goduto della libertà di esplorare e innovare, come non ci era stato possibile da molto tempo. E quel che conta di più, abbiamo voluto ottenere un risultato che potesse fregiarsi del nome TM01 e che avrebbe reso fiero di noi il nostro predecessore, il luminare dell’ingegneria Tadek Marek”.
Andy Palmer, Presidente Aston Martin e CEO del Gruppo, ha invece commentato così il nuovo motore: “Investire in un propulsore a progettazione interna è un compito arduo, ma il nostro team si è dimostrato all’altezza della sfida. A tendere, questo motore sarà integrato in gran parte della nostra offerta, e le anticipazioni di quanto questo prodotto sarà in grado di raggiungere sono estremamente promettenti”.