Ariel Nomad: una bomba postatomica. L’auto non è solo un mezzo di trasporto individuale ma è anche un elemento primario della vita e dell’economia e deve suscitare emozioni in chi la guarda e chi la guida.
Pilotare un’auto ad elevate prestazioni è assimilabile ad una corsa in motocicletta o alla cavalcata su un purosangue. Questo tipo di emozione si ritrova nella Ariel Nomad, un’auto difficilmente classificabile: un po’ go-kart, un po’ buggy, un po’ supersportiva e le similitudini potrebbero continuare. Ci piace definirla “bomba postatomica” perché è… una bomba ma anche perché deriva concettualmente da un precedente modello dello stesso costruttore, la Atom, e perché la stessa pubblicità l’ha inserita in quelli che la fiction ci ha insegnato a definire postatomici o catastrofici. La Ariel Nomad è certamente un’auto di nicchia di un tipo particolarissimo, con un’accelerazione che le permette di rivaleggiare con le più titolate supercar.
Ariel Motor Co. Ltd. è un costruttore inglese che ha la sua sede a Crewkerne ed è specializzato in produzioni in piccola serie (un centinaio di auto all’anno). Quest’azienda fu fondata nel 1991 da Simon Saunders ed all’epoca era denominata Solocrest Ltd., assumendo poi la denominazione attuale nel 1999 e mantenendo una branca, la Ariel Motorcycles, attiva nel campo delle motociclette.
La sua prima realizzazione di rilievo è stata la Atom, nata come LSC (Lightweight Sport Car) da un progetto elaborato dagli studenti della Coventry University, con l’aiuto finanziario della British Steel e della TWR. Il relatore del progetto era Saunders che decise che l’auto si poteva produrre. L’obiettivo era creare una supersportiva, che secondo la terminologia motociclistica si sarebbe potuta definire “nuda”, in quanto priva di carrozzeria, omologabile per il normale impiego stradale ma con un’accelerazione bruciante.
Per le sospensioni ci si è ispirati alle auto da corsa, con la collaborazione della Lotus, mentre per la meccanica è stato scelto il complesso motore/trasmissione della Honda Civic R. Con un peso a vuoto, per la versione Atom 3.5, inferiore ai 500 kg, si è ottenuto un rapporto potenza peso di circa 700 HP per tonnellata.
Della Atom sono state realizzare diverse generazioni: la Atom di base, la Atom 2, la Atom 3, la Atom 3.5, la Atom 3S, la Race Atom e la Atom 500 V8 da 500 HP, alcune delle quali sono tuttora in produzione. La licenza di costruzione e vendita è stata ceduta alla TMI Autotech Inc. americana che ha sede presso il Virginia International Raceway di Alton. La versione Atom 3 ha avuto anche uno sviluppo australiano, la JayDee Atom 600, realizzata dal preparatore Jeff David di Melbourne, che ha montato un motore Honda da 593 HP.
Le Atom sono state la delizia degli amanti delle accelerazioni da dragster e nel 2005 una Atom 2 ha sbaragliato avversarie titolate come BMW M5, Caterham CSR-260, Ford GT e Porsche Carrera S, passando da 0 a 100 miglia orarie (pari a quasi 161 km/h) in 10.88 sec; l’anno dopo, nell’edizione con motore sovralimentato da 300 HP, il risultato è stato migliorato con 6.86 sec. In un ulteriore test la Atom fermò il cronometro, al superamento dei 100 km/h, in 2,89 sec, battuta solo dalla Bugatti Veyron e dalla Ultima GTR.
Nasce la Nomad
Sulla base di quest’esperienza la Ariel ha voluto creare la Nomad, dall’aspetto ancora più… brutale. Il suo motore è l’Honda K24 i-VTEC a quattro cilindri di 2.354 cc e 235 HP a 7.200 giri/min, con una coppia di 300 Nm a 4.300 giri/min. Il cambio è manuale a sei marce più retromarcia e la gommatura, eguale per avantreno e retrotreno, monta i 235/75 R15. Naturalmente, data la sua particolare architettura e le robuste sospensioni, la Nomad è in grado di affrontare un fuoristrada “pesante”, quasi a livello di Parigi-Dakar.
Questa “superbuggy”, che ricorda anche i veicoli di certi reparti delle forze speciali, è lunga 3,21 m, larga 1,85 m, alta 1,42 m con carreggiata (uguale davanti e dietro) di 1,58 m e passo di 2,35 m. L’angolo d’attacco è di 71° e quello di uscita di 82°. Il tutti pesa 670 kg.
Le prestazioni, come già per l’Atom (e come si è già ribadito), puntano sull’accelerazione, con la possibilità di passare da 0 a 100 km/h in 3.4 sec e da 0 a 161 km/h in 8.7 sec mentre la velocità massima è di 201 km/h. Per una macchina di questo genere non è poco e, in effetti, non è pochissimo neppure il prezzo, circa 61.400 euro, un po’ meno di 50.000 sterline in Inghilterra ed un po’ più di 80.000 dollari negli USA (a parte eventuali diritti doganali all’importazione: questi sono prezzi pre-Brexit ed antecedenti ai dazi voluti da Trump).