Se, come abbiamo visto in un recente articolo dedicato alle origini della Renault Sport, il nome Alpine si è legato indissolubilmente alle imprese sportive della Casa francese nella F1 insieme a quello di Gordini, sono le piccole e basse A110 che hanno fatto conoscere il marchio della piccola Casa francese al grande pubblico di appassionati. Le imprese di queste leggere e compatte due posti motorizzate Renault sono entrate nella storia dei rally per aver retto il confronto con Lancia e Porsche, protagoniste a cavallo degli anni ’70. Ma le origini della Alpine vengono da più lontano e questo è un breve racconto la sua interessante storia.
Di padre in figlio
Siamo nel dopoguerra, a Dieppe. Emile Rédélé, un passato da meccanico nell’officina di Ferenc Szisz, primo pilota ufficiale della Renault all’inizio del secolo scorso, cede le redini della sua concessionaria al ventiquattrenne figlio Jean che dopo essersi diplomato alla Ecole des Hautes Etudes Commerciales HEC aveva ambiziosi progetti per l’azienda di famiglia. Fedele al principio che le corse migliorano la razza e sono un valido argomento di vendita, Jean Rédélé partecipa alla sua prima gara all’età di 28 anni. Sono gli anni in cui le Case francesi propongono piccole vetture popolari, in grado di portare in giro le famiglie alle prese col difficile momento post bellico. Nel 1947 la Renault propone la 4CV (Type 1060), una piccola quattro porte spinta da un motore di 760cc col cambio a tre marce. La vettura è un successo e nel 1951 si evolve nella Type 1062, con la cilindrata ridotta a 748cc e qualche CV in più per consentire l’omologazione nella classe 750 e fornire così una buona base per partecipare alle prime corse automobilistiche del dopoguerra. Cosa che rientra perfettamente nei piani di Rédélé, che prepara nella sua officina una 4CV, debutta nel Rally di Montecarlo del 1950 e riesce poi a vincere il Rally di Dieppe.
Un risultato che convince la Renault a fornirgli, per la stagione successiva, una Type 1063 ovvero versione speciale da corsa della 1062. Rédélé non si accontenta e continua a migliorare la sua 4CV, tanto da commissionare a Giovanni Michelotti il disegno una carrozzeria speciale in alluminio più aerodinamica, la cui costruzione sarà poi affidata alla Allemano. E’ l’inizio di una collaborazione col carrozziere torinese che porterà alla realizzazione di tre esemplari unici e che lascerà un’impronta stilistica fino alla A110. Nel frattempo la carriera di pilota di Rédélé continua insieme a quella dell’amico Louis Pons, concessionario parigino della Renault. Insieme finanziano la costruzione di un cambio a cinque marce che eleva a tal punto le prestazioni della 4CV da consentire alla coppia di vincere la propria classe alla Mille Miglia del 1952. L’anno successivo è pronta la vettura speciale che al debutto vince il Rally di Dieppe davanti a due Jaguar e una Porsche. Seguono un’altra vittoria alla Mille Miglia e alla Coppa delle Alpi. Saranno la soddisfazione per questa vittoria e il divertimento che prova nella guida della sua vettura su quelle strade che porteranno Rédélé a scegliere il nome Alpine per le sue vetture.
L’opportunità di coronare il suo sogno viene dal suocero Charles Escoffier, uno dei più importanti concessionari francesi della Renault, che decide di commercializzare le carrozzerie speciali basate sul prototipo di Michelotti ma realizzate in vetroresina dalla carrozzeria Chappe&Gessalin. Per questo il 25 giugno 1955 nasce la “Societé des Automobiles Alpine” suggellando l’inizio di una nuova attività che chiuderà la carriera di pilota di Rédélé.
La prima Alpine: la A106
C’è molto del prototipo disegnato da Michelotti nella nuova A106, la cui sigla include l’iniziale di Alpine e il numero 106, indicativo della vettura Renault dalla quale sono prelevate la maggior parte dei componenti meccanici. Le prime tre vetture prodotte, una bianca, una rossa e una blu come la bandiera francese sono esposte davanti alla sede della Renault a Boulogne-Billancourt, che aveva dato il benestare tecnico al progetto. Telaio e sospensioni sono quelle della 4CV, mentre il motore è offerto in due livelli di potenza, 21 e 38 CV. Per aumentare ulteriormente le prestazioni sono offerti anche il cambio a 5 marce e le sospensioni speciali denominate ‘Mille Miglia’. L’estetica, anche per via del motore posteriore, ricorda quella della Porsche 356 e anche talune special realizzate su meccanica Fiat da Zagato e poi anche da Carlo Abarth.
Presto l’intraprendenza di Rédélé si scontra con il conservatorismo della Chappe&Gessalin tanto da indurre Jean a fondare una sua carrozzeria, la RDL. Nascono quindi una versione cabriolet, ancora opera di Michelotti, presentata a Parigi nel 1956 e la A106 Coupé Sport del 1958, in pratica la cabriolet con l’hard top. Tra il 1955 e il 1960 furono prodotte 251 A106, abbastanza per consolidare l’azienda di Rédélè. Ma questo era solo l’inizio…
Le prime ‘Berlinette’
Al Salone di Parigi del 1957 è presentata un’evoluzione della A106. Siglata A108 ne riprende i motivi estetici ma si differenzia nella motorizzazione che passa da quella della 4CV a quella della Dauphine: si tratta di un quattro cilindri di 845cc disponibile anche nella versione maggiorata a 904cc preparata dal ‘mago’ Marc Mignotet o quella ancora più potente di 998cc della Dauphine Gordini. Rispetto alla A106 cambia il muso, coi fanali pretetti da schermi in perspex e la coda, allungata per renderla più aerodinamica. Battezzata ‘Berlinette’ sarà la base per l’Alpine di maggior successo degli anni ’60, la leggendaria A110.
Nel 1961 il telaio viene modificato, passando a una struttura a trave centrale che caratterizzerà per anni la produzione Alpine e sarà responsabile delle eccellenti doti dinamiche di queste vetture. Nel 1962 la A108 si evolve ulteriormente nella A110 che, come la A106 con la 4CV e la A108 con la Dauphine utilizza meccanica Renault, questa volta prelevata dalla R8. Il motore è un 956cc portato dagli originali 48 a 55 CV. Nel 1964 è adottato il motore della R8 Major, cresciuto a 1108cc (Type 688), con potenze che arrivano a 66 CV. La sua evoluzione da 95 CV, siglata Type 804 e utilizzata sulla R8 Gordini, fu montata dal 1965 al 1968 sulla A110 ‘100’ che fece così un deciso passo avanti nelle prestazioni. Dal 1965 al 1971 la Alpine utilizzerà un’ulteriore variante di questo motore, portato a 1296cc, col cambio a 5 marce e 120 CV, per la A110 S, destinata alle corse. Un’altra variante dell’originale motore della R8 fu poi ottenuta nel 1967 arrivando ai 1255cc con l’alesaggio passato da 70 a 74,5 mm (con la corsa ferma agli originali 72 mm). Siglato Type 812, sarà il motore sportivo per eccellenza nella gamma Renault che troverà posto sotto il cofano della R8 Gordini e della Matra Jet6; alimentato da due carburatori doppio corpo Weber arriverà alla potenza di 105 CV.
I successi sportivi della A110S vanno spesso oltre la vittoria di classe e nei rally le piccole berlinette blu sono spesso al primo posto assoluto. Una garanzia di serietà e competenza che nel 1967 inducono la Renault a consentire alla Alpine di adottare la denominazione Alpine-Renault e a rappresentarla nel settore sportivo. L’aumento dei volumi produttivi obbliga ad affiancare alle officine di Parigi e Dieppe un nuovo sito ubicato a Thiron-Gardais. Nel 1969 le cronache dei rally internazionali riportano le gesta di JeanClaude Andruet con la A110 si oppone alle Lancia Fulvia HF e alle Porsche 911. Negli anni seguenti altri piloti che difendono i colori della Alpine-Renault sono lo svedese Ove Andersson e i francesi Bernard Darniche, JeanLuc Therier e JeanPierre Nicolas. Il motore sale ancora di cilindrata, passando a 1600cc e addirittura 1800cc per la versione Gruppo 4. Nel 1973 è istituito il Campionato Mondiale Rally che è inaugurato proprio dalla Alpine-Renault, che raggiungerà così il culmine della sua attività rallistica battendo Fiat-Abarth e Ford. Storico il risultato nel Rally di Montecarlo, con tre Alpine-Renault ai primi tre posti con Andruet, Andersson e Nicolas.
La A310
Disegnata da Jean Rédélé, la A310 sembra la vettura in grado di capitalizzare l’esperienza acquisita con la saga delle A110, ma cà pita in un periodo, l’inizio degli anni ’70, poco favorevole per le vetture sportive. Messe da parte le velleità agonistiche, la A310 si evolve in una vettura al passo coi tempi, dove i consumi contenuti e il comfort, complice la crisi petrolifera, cominciano ad essere considerati importanti anche sulle vetture di alte prestazioni. Arrivano l’iniezione elettronica nel 1974, il motore V6 della Renault 30 nel 1977 e la sospensione posteriore della Renault R5 Turbo nel 1981… Nel 1985 è presentata la GTA, una vera moderna Gran Turismo con un potente V6 Turbo da 200 CV. Evoluzione finale del concetto granturismo sarà la A610 Turbo costruita in pochi esemplari tra il 1991 e il ’95. Il Marchio Alpine, ormai proprietà della Renault, viene utilizzato per etichettare le versioni sportive derivate dalla serie, la più famosa delle quali è la R5 Alpine (1977), una utilitaria trasformata in vettura di alte prestazioni che lanciò una tendenza seguita tra gli ’70 e gli anni ’80 da tutte le principali Case europee.
Grande anche il pista
Risale al 1963 il primo approccio della Alpine con le corse in pista. Teatro della sfida, ovviamente, è la 24 Ore di Le Mans, dove coi piccoli motori Gordini le Alpine stupiscono centrando ‘Performance Index’ e Efficiency Index’ due riconoscimenti che vanno ai motori col migliore rendimento.
Arrivano poi le vittorie di classe nel 1964 con la M64 di Henry Morrogh/Roger Delageneste e nel 1966 con la A210 di Jaques Cheinisse/Roger Delageneste. Il nome Alpine si fa onore anche tra le monoposto, vincendo il campionato francese di F3 del 1964 con Henri Grandsire. Nel 1971 e ’72 avrebbero fatto lo stesso Patrick Depailler e Michel Leclére. Dopo una lunga pausa, nel 1973 la Alpine ritorna all’endurance con grandi ambizioni.
Ma la vittoria a Le Mans arriva solo nel 1978: alla guida della Alpine-Renault A442-B vincitrice ci sono JeanPierre Jassaud e Didier Pironi. L’altra A442 di Guy Fréquelin e Jean Ragnotti giunge quarta al traguardo.
Alla fine del 2012, quando fu annunciato il ritorno alle corse della Alpine, la casa di Dieppe di iscrisse al Campionato Europeo di endurance (denominato ELMS – European Le Mans Series) e alla 24 Ore di Le Mans. Al debutto, avvenuto nel 2013, la A450 vinse il Campionato Europeo.
Il team Alpine-Signatech difese il titolo nel 2014, conquistando anche un podio a Le Mans nella classe LMP2, accompagnato dal settimo posto assoluto, il secondo miglior risultato dopo il successo del 1978. Siamo così giunti ai giorni nostri. La storia della Alpine continua anche per il 2015, sessant’anni dopo la realizzazione del sogno di Jean Rédélé. Auguri!