1970 Dodge Challenger – Il debutto della vettura destinata ad essere riconosciuta come model year 1970 avvenne alla fine del 1969, anno nel quale la Ford Mustang, aveva raggiunto già il suo massimo splendore. Il 1969 è infatti ampiamente riconosciuto dagli appassionati, e dai cultori del modello, come uno degli anni migliori, se non il migliore, per la leggenda di casa Ford. Sta di fatto che la Challenger debuttò condividendo la piattaforma Chrysler che veniva allora utilizzata per i telai definiti E-body. In realtà rispetto alle vetture Chrysler costruite sul medesimo chassis, la Challenger si distingueva per il cofano particolarmente lungo e pronunciato, una caratteristica comune con la terza generazione della Plymouth Barracuda. Altro aspetto importante era quello della misura del passo: rispetto alle vetture da cui prese forma la Challenger, vantava un passo di 2″ superiore. La vettura del 1970 fu inizialmente offerta in versione hardtop e convertible con tre differenti allestimenti: SE (Special Edition), R/T (Road/Track) e T/A (Trans-Am). Quello che però la rese estremamente appetibile e che sicuramente contribuì a donargli particolare successo nella categoria, fu la vasta gamma di motori. Ben otto motorizzazioni furono offerte. In ordine dalla meno potente alla più performante i clienti Dodge potevano scegliere tra:
– 225 ci I-6 (sei cilindri in linea) da 145 hp
– 318 ci V-8 da 230 hp
– 340 ci V-8 da 275 hp
– 383 ci V-8 da 290 hp
– 383 ci V-8 da 330 hp
– 383 ci V-8 da 335 hp
– 426 ci V-8 HEMI da 425 hp
– 440 ci V-8 da 375 hp
– 440 ci V-8 da 390 hp.
A tal proposito è bene ricordare che il metodo con cui si misurava la potenza cambiò nel tempo e quindi i cavalli, o gli hp in questo caso, indicati nell’elenco sopra, non sono confrontabili con le potenze dichiarate attualmente. La vera differenza consisteva nella scelta di considerare o meno gli ausiliari come, ad esempio, l’alternatore. In altre parole le potenze indicate nel 1970 risultarono complessivamente più elevate di quelle che gli stessi motori avrebbero fornito oggi, se valutati con la normativa vigente. Detto questo rimane da spendere ancora qualche parola sulla Challenger del 1970. Per quanto riguardava la trasmissione, infatti, sarebbe imperdonabile non ricordare l’automatico TorqueFlite, allora il cambio più avanzato del Gruppo, e le versioni manuali a tre e quattro rapporti. Per queste ultime era anche disponibile una leva marce Hurst con impugnatura pistol-grip, un must per molti appassionati del marchio. Sempre in linea con la tradizione di robustezza che ha caratterizzato la produzione automobilistica americana, ricordiamo anche che vi era la possibilità di ordinare il veicolo con un differenziale Dana 60 di tipo heavy-duty, dotato di sistema antislittamento.
Le colorazioni disponibili furono molteplici ma quelle che ancora oggi si possono gustare nelle vetture sopravvissute sono più facilmente la Plum Crazy e l’HEMI Orange. Le possibilità di customizzazione della vettura furono comunque numerose. La Challenger, tra l’altro, partecipò sin dal primo anno della sua commercializzazione alle competizioni tanto che il modello T/A fu offerto proprio per poter omologare l’auto secondo le richieste del SCCA (Sport Car Club of America). La Challenger del 1970 fu anche la prima vettura di serie ad offrire misure differenti per le ruote anteriori e posteriori. Anteriormente montava infatti le E60x15, posteriormente delle G60x15. Nel 1970 furono vendute 83.000 Challenger.
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