1959-2019: Mini celebra i sessant’anni di Mini

Ogni grande Casa automobilistica ha un più o meno glorioso passato da difendere, e oggi che la storia è uno degli aspetti più utilizzati nella comunicazione di prodotto si cerca di scavare negli archivi per far riemergere quelle eccellenze tecniche, stilistiche o semplicemente i grandi successi commerciali del passato per associarli al lancio di un modello o catalizzare l’attenzione su un marchio. Quando poi si ha la fortuna, come in questo caso, di avere creato un modello iconico e si presenta l’occasione di abbinargli un anniversario il gioco è fatto. Oggi, giustamente, tocca alla Mini, marchio nell’orbita BMW, che la BMC, acronimo di British Motor Corporation, presentò al pubblico nell’agosto 1959, giusto sessant’anni fa.

La sezione longitudinale descrive meglio di qualsiasi parola l’innovazione che nel 1959 la Mini portò nel mondo dell’automobile. Motore trasversale posizionato davanti all’asse anteriore e col cambio nella coppa costituiscono un powertrain oltremodo compatto che lascia il massimo dello spazio agli occupanti. In effetti, nella vista in pianta, l’80% dell’area proiettata a terrà è a disposizione dei passeggeri e del loro bagaglio.

Nasce un’icona

Sono poche le vetture che nella storia del motorismo possono davvero vantarsi di essere divenute delle vere e proprie icone. Tra quelle poche c’è senza dubbio la Mini, il cui nome, assolutamente appropriato, soddisfaceva in pieno la richiesta dell’allora presidente della BMC Leonard Lord che commissionò ad Alec Issigonis, vice direttore tecnico della Austin, di progettare una piccola vettura che potesse sostituire le mini vetture che gli inglesi chiamavano ‘bubble car’, tipo Isetta per intenderci, che in quegli anni, siamo alla metà degli anni ’50, la crisi di Suez e il conseguente razionamento del petrolio avevano reso popolari in Gran Bretagna.

Mini

Il prototipo in sette mesi

L’unico vincolo tecnico imposto a Issigonis fu quello di dover utilizzare un motore già nella gamma BMC, che ricordiamo univa i marchi Austin e Morris. Issigonis e il suo staff si buttarono a capofitto nell’impresa, portandola a compimento in soli sette mesi e con risorse limitate. In pratica, partendo da un foglio bianco, Issigonis disegnò quattro persone adulte sedute, aggiunse un vano anteriore per il motore e dietro quello per il bagaglio e infine cucì attorno a tutti questi elementi la carrozzeria e la parte meccanica, mantenendo le dimensioni esterne le più compatte possibili.

Piccola di volume ma grande nell’innovazione

Le piccole ruote da 10” erano simili a quelle delle ‘bubble car’ mentre le sospensioni indipendenti sulle quattro ruote regolate da elementi elastici in gomma, basate su quelle della ‘Lightweight Special’, una monoposto costruita da Issigonis, furono disegnate dal suo collaboratore Alex Moulton.

Mini

Per il gruppo motore-trasmissione la scelta cadde sul ‘tutto-avanti’, col motore disposto trasversalmente e il cambio, a quattro rapporti, inserito nella coppa, per ridurre ulteriormente gli spazi. Un azzardo tecnico, poiché gli ingranaggi della trasmissione e il differenziale si trovavano a dover lavorare a bagno nell’olio motore, le cui caratteristiche non erano certo ideali per le elevate pressioni hertziane tipiche degli ingranaggi. Ma Issigonis non rifiutava il rischio e forse evocando una sua celebre frase che recitava all’incirca ‘la matematica è il nemico di qualunque forma di creatività umana’ se ne infischiò e andò avanti, integrando sotto il basamento del motore serie A della BMC il cambio e il differenziale, per creare un gruppo ultracompatto e facile da installare.

Per quanto riguarda i giunti necessari per la trazione anteriore furono utilizzati degli Hardy & Spicer basati su quelli omocinetici inventati da Alfred Rzeppa nel 1926 e utilizzati, tra le altre, sulle famose vetture americane Cord 810 e 812. Un’altra interessante particolarità tecnica è il montaggio del gruppo motore-cambio, delle sospensioni anteriori e dello sterzo in un sottotelaio fissato alla scocca, per limitare la trasmissione delle vibrazioni e delle irregolarità stradali alla scocca e di conseguenza agli occupanti. Anche le sospensioni posteriori erano fissate a un sottotelaio indipendente dalla scocca. Anche l’assemblaggio della carrozzeria era improntato sulla massima semplicità, come dimostrato dalle giunzioni ‘a vista’ per semplificare l’accoppiamento e la saldatura.

Mini
La linea di mntaggio della Mini. Nel 1959 ne furono prodotte circa 20.000 unità. Nel 1962 la produzione decuplicò.

Dopo soli sette mesi due prototipi della nuova piccola auto erano pronti per i primi test. Issigonis invitò Leonard Lord a fare un giro di prova che egli stesso ricordò così: “Abbiamo girato attorno allo stabilimento a tutta velocità e sono certo di averlo spaventato, tuttavia rimase così colpito dalla tenuta di strada dell’auto che quando ci fermammo scese dall’auto e mi disse va bene, procediamo con la costruzione di questa macchina“. In quel momento nasceva la leggenda della Mini e l’ascesa di Issigonis nell’olimpo dei progettisti automobilistici più ingegnosi e influenti al mondo. Dopo il benestare a produrre, la prima vettura di pre-produzione fu allestita nello stabilimento Austin di Longbridge nell’aprile 1959, seguita un mese dopo dalla prima col marchio Morris uscita dalle officine di Cowley. Il 26 agosto le due nuove vetture della BMC, la Austin Seven e la Morris Mini-Minor furono presentate al pubblico. Nel 1961 alec Issigonis entrò a far parte del board della BMC, nel 1967 divenne membro della Royal Society e due anni dopo la Regina lo insignì del titolo di Sir. Sir Alec issigonis andò in pensione nel 1971 ma continuò a dare la propria consulenza all’azienda fino al 1987. Morì il 2 ottobre dell’anno successivo, poco prima del suo 82° compleanno.

Mini
Sir Alec Issigonis posa accanto alla sua creatura.

1959-2019. la Mini 60 Years Edition

Sessanta anni dopo il lancio della piccola auto britannica divenuta famosa in tutto il mondo e capace di trasmettere sensazioni uniche come il ‘go-kart feeling’ e l’uso creativo dello spazio interno, Mini si autocelebra oggi con un modello mantiene intatte sia le sue origini britanniche sia la tipica agilità. La Mini 60 Years Edition esprime lo spirito sportivo del marchio nel traffico urbano quotidiano. L’edizione speciale viene fornita come MINI 3 Door e MINI 5 Door, ciascuna con tre varianti di motore.

Rifinita nel classico British Racing Green, la Mini 60 Years Edition evoca la carriera sportiva della vettura. In alternativa la Mini 60 Years Edition è disponibile in Midnight Black metallizzato, Moonwalk Grey metallizzato, Melting Silver metallizzato e Mini Yours Lapisluxury Blue non metallizzato.

Mini

Il colore del corpo vettura può essere abbinato con una finitura in Pepper White o Black per il tetto e le calotte degli specchietti retrovisori esterni. Le strisce del cofano hanno un design specifico per l’anniversario e gli esclusivi cerchi in lega leggera da 17 pollici nella versione 60 Years Spoke a 2 toni completano l’aspetto esclusivo del veicolo.

Tre benzina e due diesel con potenze variabili dai 75 kW (102 CV) a 141 kW (192 CV) costituiscono la gamma di motori della Mini 60 Years Edition.